FAV MATCH POINT.
Correva l’anno 1924, si giocava con la racchetta di legno e lunghi pantaloni con le pinces quando a Parigi il barone Uberto de Morpurgo di Trieste conquistò la prima medaglia del tennis azzurro alle Olimpiadi. Ma negli anni l’impresa di questo signore d’altri tempi – nato sotto l’impero austroungarico! – era diventata un problema per tutti i tennisti italiani venuti dopo di lui, giacché nessuno di loro era riuscito più a conquistare un alloro olimpico. Poi finalmente, sempre a Parigi e dopo ben 100 anni tondi come una pallina, la maledizione di Morpurgo è stata spezzata, spazzata via come terra rossa al vento da Jasmine Paolini, Sara Errani e Lorenzo Musetti, rispettivamente medaglie d’oro nel doppio femminile e medaglia di bronzo nel singolo maschile, un trionfo. Nell’incipit del suo capolavoro MATCH POINT, Woody Allen mantiene per qualche minuto l’inquadratura fissa sulla rete di un campo da tennis, la pallina passa e ripassa davanti ai nostri occhi mentre una voce fuori campo commenta: “Chi disse preferisco avere fortuna che talento percepì l’essenza della vita, la gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita, terrorizza pensare che sia così fuori controllo.” Poi la pallina colpisce il nastro della rete, rimbalza nell’aria e se ne sta lì, sospesa in un interminabile momento, mentre la voce riprende: “A volte in una partita la palla colpisce il nastro, e per un attimo può andare oltre, o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre, e allora si vince. Oppure no, e allora si perde.” È proprio così, il tennis può essere spietato e fortuito, come la vita. Ma forse a volte basta anche saper aspettare, e prima o poi, può volerci una partita o un secolo, il momento giusto arriva.