fav sticazzi.

Un'illuminazione molto illuminante.

fav sticazzi.

http://machedavvero.it/2016/06/ho-avuto-unilluminazione-si-chiama-sticazzi/

sticaChiara Cecilia Santamaria, blogger, giornalista e scrittrice (“Machedavvero?” è il suo blog nato nel 2008 per sdrammatizzare una gravidanza inaspettata e per dire la sua sugli stereotipi sulla maternità, “Quello che le mamme non dicono” e “Da qualche parte nel mondo” sono i suoi libri) ci invita a riflettere sul significato di successo e fallimento, di gratificazione personale e vanità, di autocommiserazione e autocritica. Con un’illuminazione molto illuminante: Sticazzi.

Ero lì, seduta, e ripensavo al mio romanzo. Che per carità, è andato molto bene, ma certo non sarà considerato il capolavoro del decennio e neppure dell’anno passato. C’era una parte di me che voleva rispondere a un certo cliché di autocommiserazione e penosa autocritica, perché è quello che si fa quando provi a realizzare il tuo sogno ma qualcuno ci riesce meglio di te. Avete presente, no? Non sono brava abbastanza. Ho fallito. Sono una merda. Non ce la farò mai. Ma che cazzo credevo di fare. Eccetera. Eccetera. Eccetera. Ma più queste voci provavano ad alzare il tono nella mia testa più una parte di me, predominante, fiera e piuttosto ironica, prendeva spazio. Questa parte ha una narrazione molto diversa rispetto al fallimento, e forse è anche merito di Big Magic di Elizabeth Gilbert, che mi ha aperto gli occhi su una nuova prospettiva. Sapete cosa? Ma sticazzi. Non ho tempo, voglia ed energie, ma soprattutto non mi viene più spontaneo misurare la mia creatività con il suo successo. Misuro la mia creatività con parametri del tutto diversi: il piacere e il divertimento che mi dà. L’emozione che aggiunge alla mia vita. La bellezza del processo creativo. La voglia di fare. La possibilità di entrare in contatto con persone simili a me. La gioia di iniziare e compiere un atto creativo. La possibilità che do a me stessa di esprimermi liberamente e senza censura, dando voce a tutte le parti di me, perché non ho paura di essere giudicata. Non sto creando per ricevere in cambio un giudizio, un voto, un rating. Sto creando per l’immenso piacere di farlo. Sto creando per me e per chi mi leggerà. Sto creando per esprimermi e per creare connessioni. Sto creando per raccontare e ispirare. Sto creando per dimostrare che non c’è bisogno di essere i più bravi, i più belli, i più capaci, i più talentuosi, i più giovani o i più qualsiasialtracosa per esprimere la propria immaginazione, le proprie passioni, le proprie idee. Sto creando perché rende la mia vita immensamente più interessante. Sono così felice di aver scritto Da qualche parte nel mondo e Quello che le mamme non diconoPerché ho scritto esattamente i libri che volevo scrivere, nel momento in cui li volevo scrivere. E sono immensamente felice di poter aprire queste pagine ogni mattina e scrivere su questo blog, perché trovo meraviglioso condividere i miei pensieri e le mie esperienze con un pubblico di persone affini. Sono felice di fare video. Di scattare foto. Così come di mettermi la sera davanti a un foglio bianco, e disegnare. Il mio libro non è diventato un caso editoriale? E STICAZZI! Il mio blog funziona bene ma non fatturo come Chiara Ferragni? E STICAZZI! (e via dicendo…) Quindi quello che voglio dirvi, con questo post è: semplicemente fatelo. Quella cosa che volete fare, fatela. Un libro, un dipinto, una maratona, un nuovo corso, un video. Fallirete? E sticazzi! Davvero: non conta, non ha nessuna importanza. E se veramente ci sarà gente che perderà tempo a farvelo notare – ma che risate, persone così piccine e con tanto tempo da perdere – guardatele e chiedetevi cosa stiano facendo loro: probabilmente niente. Sempre meglio stare dalla parte di chi fa che di chi sta a guardare, fidatevi.